"L'illusione non si mangia"
"Non si mangia, ma alimenta"
(Gabriel Garcia Marquez)

venerdì 3 giugno 2011

La cartella di Lorenzo

La cartella di pelle. Quelli con la valigia di cartone l’avevano soppesata e interrogata a lungo sul treno per Milano.  Il cappotto di una taglia più grande tradiva cose sapute:  donne intente a stiracchiare la vita di stoffe invecchiate e  traffici sottobanco di pantaloni  e paltò perchè, per poterci morire di fatica, prima bisognava non morirci di freddo, lassù al Nord. La cartella di pelle, no. Quella andava a braccetto con gli occhiali grandi e le mani bianche e diceva di libri. Come le poche parole pronunciate a voce bassa con i compagni di viaggio che, meno si riconoscevano nel paesaggio dietro il finestrino, più urlavano nomi, patronimici e storie di famiglia per farsi coraggio. A lui, per farsi coraggio, bastava stringere la mano destra, serrarla sul manico della cartella e sentire rifluire, attraverso la pelle, le parole. Nel 1954 Lorenzo Calogero si presentò davanti al Duomo di Milano armato solo di quelle, e con l’aria da medico condotto stropicciato e assente con cui si accostava al letto dei malati. Curare la febbre degli altri non lo interessava. Era giunto a Milano per guarire dalla sua.
Ebbe il tempo di mettersi in posa tra i piccioni prima di capire che aveva sbagliato città, che Giulio Einuadi, a Torino, non l’avrebbe ricevuto e che il manoscritto inviato alla casa editrice era stato smarrito. Si aggrappò al delicato eufemismo della segretaria.  Alla stazione ci arrivò di sera, salutando come un lusso semplice la fine del giorno.

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