ROSARNO - “Quando mi sono comprato il titolo del Rosarno, ti ricordi? Se ne è venuto con Gioacchino, per darglielo, per darglielo, per darglielo…io lo so che me la fanno pagare un giorno. Che questi non si dimenticano, ma io intanto non gliel’ho dato (…). Che cazzo me ne fotto. Gli devo dare il titolo, il titolo che avevo comprato, stiamo parlando di chi? Marcello gli ha detto: io gliel’ho venduto a Nino, io una parola ho, se Nino ve lo dà, ve lo dà. E io gli ho detto, non ve lo do, mi dispiace, se eravate venuti prima…”. Nell’ottobre del 2006, a bordo della sua Mercedes, Nino si sfoga. Le cose per la famiglia non vanno come dovrebbero. Colpa del vecchio suocero che “è troppo onesto”, così tanto che gli altri ne approfittano e li stringono in un angolo. Come nel 2002, con la questione del titolo che Marcello aveva venduto a lui e Gioacchino pretendeva per sé. Pesanti controversie tra imprenditori del pallone? Non esattamente.
Nino è Antonino Princi, già presidente del Delianuova e poi azionista del Catanzaro calcio, dilaniato da un’autobomba piazzata sotto la sua auto nell’aprile 2008. Il suocero “troppo onesto” è lo storico capobastone di Castellace di Oppido Mamertina, don Micu Rugolo, settantenne con la testa imbiancata e una lunga sfilza di condanne per associazione ed estorsione. Marcello è Marcello Pesce, dell’omonima cosca della Piana di Gioia Tauro. La Libertas Rosarno di cui è presidente stravince il campionato regionale di Eccellenza 2001-2002 ma lui non è in campo a festeggiare: è latitante. Il parroco di Polistena don Pino Demasi nel 2005 denuncia senza mezzi termini: “Molti presidenti di squadre sono mafiosi o mettono i loro uomini di fiducia a dirigerle, prima o poi tanti ragazzi finiranno così al servizio delle cosche. Ci conosciamo tutti e sappiamo tutto di tutti nei nostri paesi, io dico solo quello che vedo e che possono vedere anche gli altri. Certo, non bisogna generalizzare ma la realtà è questa”. A quelle parole le società calcistiche e la federazione calabrese reagiscono sdegnate. L’allora presidente della Fgci Calabria, Antonio Cosentino, cade dalle nuvole: “Che io sappia problemi di ‘ndrangheta non ce ne sono mai stati”.