A Donald Bruce Mackay il nesso non era sfuggito. Tra i nuovi fiumi di mariujana che innaffiavano le strade di Griffith e certi calabresi dalla cattiva fama che ne occupavano le case il rapporto di causa ed effetto era limpido come il cielo sui tetti del Nuovo Galles del Sud. I soli a non accorgersene erano i poliziotti della città, evidentemente persuasi a scambiare per lattuga gigante le vistose piantagioni di cannabis allestite nelle campagne circostanti. Per farsi ascoltare il deputato liberale arrivò quindi fino a Sidney e davanti alla polizia federale fece, con qualche difficoltà di pronuncia, i nomi di Roberto Trimboli, Antonio Sergi e Giuseppe Scarfò, tutti originari di Platì, tutti dal ragguardevole pedigree criminale. Il pomeriggio del 15 luglio 1977 di lui non rimase che qualche chiazza di sangue vicino alla macchina abbandonata nel parcheggio del Griffith hotel. Il corpo di Donald Bruce Mackay, 44 anni, non fu mai ritrovato e l’Australia scoprì la “N’dranghita” (sic). Trent’anni prima che con la strage di Duisburg lo facesse la Germania. Peccato che la ‘ndrangheta l’Australia l’avesse scoperta già da tempo.